venerdì 25 luglio 2014

I 5 TIBETANI. IL SEGRETO DELLA FONTE DELLA GIOVINEZZA





Il rito dei Cinque Tibetani  è stato diffuso in Occidente intorno al 1939, anno della pubblicazione del primo testo, scritto da Peter Kelder ; un racconto affascinante che narra proprio la ricerca in Tibet, da parte di un ufficiale dell’esercito britannico , del “ segreto della Fonte della Giovinezza”. Durante la sua permanenza nei favolosi altopiani tibetani, un giorno egli riuscì finalmente a trovare il monastero che secondo la leggenda, custodiva il segreto.

Inizio’ per lui una miracolosa trasformazione nell’aspetto, nell’anima, nella mente, a tal punto che un giorno specchiandosi non si riconobbe, vedendo appunto riflessa un’immagine molto più giovanile.
Di ritorno in Occidente, il colonnello riferì a Kelder i particolari della Fonte della Giovinezza e i   riti che quotidianamente accompagnavano la vita dei monaci tibetani. Dobbiamo ringraziare proprio questo scrittore se ha deciso di diffondere e tutti noi questo elisir di lunga vita. Prima di affrontare lo studio dei cinque esercizi dobbiamo, seppur in modo superficiale, porre l’attenzione su aspetti fondamentali legati appunto ai RITI.

In Sanscrito, PRANA  significa “ energia primordiale”. In altre lingue ( cinese, giapponese) essa viene chiamata Chi o Qi .Ognuno di noi assorbe questa energia dall’aria ma con modalità diverse. Attraverso una serie di canali ( meridiani) e di centri  presenti nel corpo fisico ( chakra), l’energia si trasmette e si trasforma permettendo allo stesso di funzionare ,  svilupparsi , e operar uno scambio con altre forze presenti nell’universo. Pensiamo proprio alla fotografia Kirlian, la quale ci rivela come il corpo sia circondato di un’invisibile AURA o campo elettrico, facendoci pensare  che tutti noi veniamo nutriti da una qualche forma di energia che permea l’universo. Interessante notare che l’aura Kirlian di un giovane sano è molto diversa da quella di un anziano malato.

L’enegia vitale che permea l’universo è materia intorno alla quale ruotano da millenni religioni e tradizioni antichissime soprattutto orientali. Già da  molti decenni comunque , il senso del sacro  , basato  sul Prana , si è diffuso significativamente in occidente portando contributi importanti e fornendo risposte alle domande che,  individui di tutto il mondo, si pongono da sempre. Filosofie orientali ci dicono che energie vitali ed invisibili  sono all’origine di tutte le cose e ne costituiscono il progetto; a noi è dato sapere  non solo della loro esistenza, ma anche come imparare a conoscere le leggi del loro fluire. Esistono modi per rafforzare il fiume di energia che circola intorno e dentro al corpo fisico cosi che tutta la struttura ne risulti ringiovanita. Grandi maestri e monaci hanno dedicato tutta la loro esistenza a sviluppare la capacità di guidare e dirigere queste correnti che nutrono le ghiandole endocrine , i grandi e piccoli organi del nostro corpo.

Da migliaia di anni i mistici orientali affermano che il corpo possiede sette centri energetici principali, dei veri e propri “ vortici” . Gli indù li chiamano Chakra ( dal sanscrito “ disco o ruota,), punti di intersezione o contatto tra corpo e mente, dimensione fisica e spirituale. Sono campi elettrici potenti, invisibili ma reali. Ciascuno dei sette vortici trova il suo centro in una delle sette ghiandole endocrine, ed ha la funzione di stimolare la produzione ormonale della ghiandola. Sono appunto gli ormoni che regolano le funzioni del corpo, compreso il processo di invecchiamento.

Il sette è considerato come un numero sacro: sette furono i giorni necessari alla creazione, sette i giorni della settimana, sette le note musicali, sette i sacramenti nella religione cristiana, sette i livelli orizzontali dell’albero cabalistico della vita, sette i chakra. Non c’è religione o cultura che non dia a questo numero un valore sacro.
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  • Il primo vortice, o CHAKRA DELLA BASE,  è localizzato alla base della colonna vertebrale e associato alle ghiandole surrenali.
  • Il secondo, o CHAKRA DELLA CROCE, ha sede nella parte inferiore dell’addome , in corrispondenza degli organi riproduttivi, reni e vescica.
  • Il terzo, o CHAKRA DELL’OMBELICO, ha la sua collocazione nel plesso solare, due dita circa sopra l’ombelico, correlato al sistema digestivo.
  • Il quarto, o CHAKRA DEL CUORE, ha il centro nello sterno, al centro   petto o regione del cuore. E’ il centro dell’intero sistema .
  • Il quinto , o CHAKRA DEL COLLO O DELLA GOLA, è posto tra l’avvallamento del collo e la laringe, all’altezza della vertebra cervicale.
  • Il sesto, o CHAKRA DELLE SOPRACCIGLIA O TERZO OCCHIO, ha sede nel centro della fronte, collegato ad occhi, volto, naso, orecchie, SNC ed epifisi.
  • Il settimo, o CHAKRA DELLA CORONA, è localizzato al centro della sommità della testa, collegato con il cervello e la ghiandola pituitaria o ipofisi.



L’efficacia dei cinque tibetani risiede in una buona respirazione e nella pratica quotidiana, possibilmente alla stessa ora del giorno.


PRIMO ESERCIZIO

In stazione eretta, piedi leggermente divaricati. Abdurre le braccia sul piano frontale portandole parallele al pavimento. Concentrate lo sguardo su di un punto davanti a voi per evitare rischio di vertigini durante le rotazioni. Ruotate tutto il corpo da sx verso dx in senso orario. Avvicinate il palmo delle mani al viso concentrandovi sui pollici, poi ritornate lentamente alla posizione di partenza. Terminate l’esercizio posando prima le mani sul petto e poi sui fianchi. Inizialmente ripetere l’esercizio per tre volte, poi aggiungere di volta in volta un paio di ripetizioni, in modo da non avvertire nessun capogiro, per giungere fino ad un massimo di 21 rotazioni.


SECONDO ESERCIZIO

Sdraiatevi supini , sopra un tappeto o una superficie imbottita. Braccia lungo i fianchi , appoggiate i palmi delle mani al pavimento, con le dita unite. Sollevate contemporaneamente il capo da terra, verso il petto, e le gambe tese fino alla verticale. Schiena e bacino rimangono rimangono a contatto con il suolo. Inspirare durante la flessione ed espirare nella distensione. Se risulta difficile, piegare le ginocchia durante i movimenti.

TERZO ESERCIZIO

In ginocchio sul tappeto, gambe divaricate sulla linea del bacino, corpo eretto, flettete le dita dei piedi.Appoggiate le mani sui glutei come se volesse sostenerli. Subito dopo inclinate il capo e il collo in avanti, ripiegando il mento sul petto. Inspirate, afferrando i glutei con le mani, e inclinate dolcemente il capo piegandovi all’indietro, inarcando nello stesso momento la colonna vertebrale.
Espirando, tornate alla posizione iniziale. Ripetere l’esercizio lo stesso numero di volte degli esercizi precedenti. Alla fine della serie, cadete dolcemente in posizione fetale ( bambino).



QUARTO ESERCIZIO

Sedetevi a terra gambe distese divaricate di circa 30cm. Palmi delle mani appoggiati al pavimento di fianco ai glutei. Busto ben eretto , mento piegato sul petto. Portate il capo indietro e sollevate il corpo in modo che le ginocchia si pieghino, mentre le gambe restano tese, così da formare una linea retta con il busto. Fate iniziare il sollevamento dal bacino, così  da non piegare le gambe prima che il corpo sia sollevato dal pavimento.


QUINTO ESERCIZIO

Sdraiatevi sul tappetino in posizione prona, dita dei piedi flesse e mani appoggiate a terra vicino al petto. Fronte al pavimento. Sollevatevi sui palmi delle mani e sulle punte dei piedi. Inclinate il capo all’indietro, dolcemente, il più possibile. Inspirando, piegatevi all’altezza dei fianchi sollevando i glutei, facendo assumere al corpo la forma di una V capovolta. Contemporaneamente portate in avanti il mento sul petto. Espirando tornare alla posizione di partenza nella quale solo piedi e mani devono toccare al suolo.


“VI HO INSEGNATO CINQUE RITI CHE SI PROPONGONO DI RESTITUIRE LA SALUTE DELLA GIOVINEZZA E LA VITALITA’.VI AIUTERANNO INOLTRE A RIACQUISTARE UN ASPETTO PIU’ GIOVANE. MA SE VOLETE RECUPERARE COMPLETAMENTE LA SALUTE E L’ASPETTO DELLA GIOVINEZZA, DOVETE EFFETTUARE UN SESTO RITO…DEL QUALE VI PARLERO’ NON PRIMA CHE ABBIATE OTTENUTO BUONI RISULTATI CON GLI ALTRI CINQUE.”                                      
Peter Kelder

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