venerdì 3 ottobre 2014

SOIA: BASTA CON LA DISINFORMAZIONE!

_______________________________
_________

Struttura dell'articolo:
- Premessa
- prima parte: Introduzione alla soia
- seconda parte: Bufale & mezze verità
- terza parte: Altri vantaggi
- Conclusioni

-------------------------

PREMESSA

Anziché improvvisarsi esperti nutrizionisti di fama internazionale, e di sentirsi autorizzati a protrarre sul web articoli inquietanti di disinformazione (originati da un triste 'copia & incolla' da un qualche altro fuorviante sito di pseudo-nutrizione, o dal tanto caro ''ma io ho sentito dire che...''), bisognerebbe che la gente impiegasse quello stesso tempo per studiare a fondo certi argomenti, e crearsi così una propria attendibile informazione.

------------------------------

Parte 1: INTRODUZIONE ALLA SOIA

La SOIA (nome scientifico: Glycine max) è una pianta erbacea annuale - originaria della Cina - della famiglia delle leguminose (Fabaceae), che può raggiungere 80-100 cm di altezza; i suoi frutti sono baccelli di colore violetto, contenente da 1 a 5 semi di colore giallognolo.

La parte impiegata sono i SEMI, dall'elevatissimo patrimonio nutritivo.
Come nutrienti, contengono un'elevata quantità di proteine, considerabili - le uniche tra i legumi - piuttosto 'complete' (valore biologico inferiore a 75, rapporto di efficienza proteica pari a 2,1); presentano solo una lieve carenza in metionina (aminoacido essenziale).
Sono ricchi di acidi grassi MONOINSATURI e POLINSATURI (grassi 'buoni') ma virtualmente privi di quelli saturi (grassi 'cattivi'), nonché fosfolipidi (come la celebre LECITINA).
Come tutti i legumi, la soia ha un contenuto importante di vitamine del gruppo B, come minerali è particolarmente ricca di FERRO e POTASSIO.
I semi contengono anche quantità significative di sostanze extra-nutrizionali, come per esempio alcuni composti fitochimici quali le SAPONINE (in grado di stimolare il sistema immunitario e di neutralizzare la formazione di sostanze carcinogene nell'intestino) e i POLIFENOLI, in particolare Flavonoidi (ad azione antitumorale, antinfiammatoria, antiormonale e antiaggregante) e Fitoestrogeni (ad azione antiossidante, antitumorale ed ipocolesterolemizzante).
Tra gli extra-nutrienti, la soia contiene inoltre tanta buona FIBRA alimentare (solubile).
Al pari di praticamente tutti gli altri alimenti, la soia contiene anche alcune sostanze anti-nutrizionali, come ad esempio l'acido fitico (argomento trattato in seguito nell'articolo), ma che non devono preoccuparci a razionali livelli di consumo (specie nel caso di prodotti a base di soia fermentata).

A differenza degli altri legumi, la soia risulta più digeribile.

In campo nutrizionale, della soia possono essere consumati i suoi germogli (biologici!).
Dai suoi semi, invece, si ottiene una vasta gamma di alimenti derivati: tofu, miso, natto, tempeh, 'latte' di soia, olio di soia, farina e fiocchi di soia, lecitina di soia, pane di soia, 'carne' di soia, tamari, shoyu, ecc...

------------------------------

Parte 2: BUFALE E MEZZE VERITA'

1) La questione del TUMORE ALLA MAMMELLA
Il tumore al seno è legato non tanto a fattori ereditari, ma piuttosto agli ormoni del ciclo sessuale femminile; sono fattori di rischio accertati un menarca precoce, una menopausa ritardata, l'aumento dell'età media alla prima gravidanza, ecc.
Il rischio di contrarre un tumore al seno aumenta con l'età fino alla MENOPAUSA. Dopo la menopausa invece, la sua incidenza tende a diminuire; tuttavia, in questo frangente temporale, gli elevati livelli di ESTRADIOLO libero sono positivamente correlati con l'insorgenza del cancro al seno.
La soia rappresenta l'alimento in natura col maggior contenuto in ISOFLAVONI, sostanze polifenoliche, della famiglia dei fitoestrogeni; i principali isoflavoni della soia la genisteina (70%), la daidzeina (25%)
e la gliciteina (5%).
In generale, gli isoflavoni rappresentano un particolare gruppo di fitocomposti ad azione antiossidante, antitumorale ed ipocolesterolemizzante.
Il fatto cardine è che gli isoflavoni della soia sono strutturalmente simili all'estradiolo (ormone sessuale dei mammiferi), di conseguenza ad attività simil-estrogenica (un pochino meno intensa di quella degli estrogeni); è per questa ragione che vengono fatti rientrare nella famiglia polifenolica dei 'fitoestrogeni', cioè estrogeni vegetali (in altre parole ormoni delle piante).
Gli isoflavoni, con la loro attività, rendono il consumo di soia nelle donne teoricamente vantaggioso su due fronti:
- riescono ad attenuare l'attività estrogenica nelle donne prima della menopausa, riducendo così il rischio di tumori al seno;
- sono in grado di rifornire un po' di vigore estrogenico in post-menopausa.
Da alcuni studi prospettici condotti in Asia su popolazioni caratterizzate da un frequente consumo di soia** è emerso che a maggiori consumi corrisponde un rischio minore di tumore della mammella, tuttavia non sono state notate correlazioni significative in altre ricerche***; una delle più accreditate spiegazioni per tale discrepanza nei dati ottenuti è che la soia si riveli protettiva soprattutto se consumata durante l'adolescenza, quando nella donna i tessuti del seno sono ancora in fase di sviluppo.
Tra le donne a cui è stato diagnosticato un tumore alla mammella, svariati studi hanno riscontrato una migliore prognosi (minor rischio di morte da tumore) tra le donne che consumavano frequentemente soia****.
Di certo, non è assolutamente vero che il consumo di soia favorisca il tumore al seno (come invece supporterebbero talune fonti occasionali... Anzi: sebbene i risultati dei vari studi non siano proprio sempre concordi, secondo la comunità scientifica in generale si riscontra una tendenza verso un'azione PROTETTIVA della soia nei confronti del carcinoma mammario*****, come suggerisce uno studio del 2004 (effettuato su donne asiatiche).
NB probabilmente, ciò che ha portato molta confusione nel tempo tra l'opinione pubblica è il fatto che in alcuni studi non sia stata fatta distinzione tra i dati raccolti in pre-menopausa (fase in cui la donna è naturalmente più soggetta a tali tumori) e in post-menopausa (periodo in cui gli isoflavoni della soia risultano invece in grado di esplicare una certa protezione
----------
> Fonti scientifiche:
* Oseni T, Patel R, Pyle J, Jordan VC. ''Selective estrogen receptor modulators and phytoestrogens''. Planta Med 2008;74:1656-65
** - Lee SA, Shu XO, Li H, Yang G, Cai H, Wen W, Ji BT, Gao J, Gao YT, Zheng W. ''Adolescent and adult soy food intake and breast cancer risk: results from the Shanghai Women's Health Study''. Am J Clin Nutr. 2009 Jun;89(6):1920-6
- Butler LM, Wu AH, Wang R, Koh WP, Yuan JM, Yu MC. ''A vegetable-fruit-soy dietary pattern protects against breast cancer among postmenopausal Singapore Chinese women''. Am J Clin Nutr. 2010 Apr;91(4):1013-9
*** Nishio K, Niwa Y, Toyoshima H, Tamakoshi K, Kondo T, Yatsuya H, Yamamoto A, Suzuki S, Tokudome S, Lin Y, Wakai K, Hamajima N, Tamakoshi A. ''Consumption of soy foods and the risk of breast cancer: findings from the Japan Collaborative Cohort (JACC) Study''. Cancer Causes Control. 2007 Oct;18(8):801-8
**** - Boyapati SM, Shu XO, Ruan ZX, Dai Q, Cai Q, Gao YT, Zheng W. ''Soyfood intake and breast cancer survival: a followup of the Shanghai Breast Cancer Study''. Breast Cancer Res Treat. 2005 Jul;92(1):11-7
- Fink BN, Steck SE, Wolff MS, Britton JA, Kabat GC, Gaudet MM, Abrahamson PE, Bell P, Schroeder JC, Teitelbaum SL, Neugut AI, Gammon MD. ''Dietary flavonoid intake and breast cancer survival among women on Long Island''. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2007 Nov;16(11):2285-92
- Guha N, Kwan ML, Quesenberry CP Jr, Weltzien EK, Castillo AL, Caan BJ. ''Soy isoflavones and risk of cancer recurrence in a cohort of breast cancer survivors: the Life After Cancer Epidemiology study''. Breast Cancer Res Treat. 2009 Nov;118(2):395-405
***** Hu SA. ''Risks and benefits of soy isoflavones for breast cancer survivors''. Oncol Nurs Forum. 2004 Mar-Apr;31(2):249-63

2) La questione del TUMORE ALLA PROSTATA
E' registrata una minor frequenza di casi nelle popolazioni asiatiche, e ciò potrebbe derivare dai consumi di soia notoriamente elevati in queste regioni; tale effetto sarebbe imputabile all'azione degli isoflavoni sull'antigene prostatico specifico, sul testosterone, sugli estrogeni e sull'espressione dei recettori ormonali.*
Sebbene una recente analisi di studi clinici ha concluso che solo pochi studi supportano un effetto protettivo dei fitoestrogeni (in generale, non solo quelli della soia) nei confronti del cancro alla prostata**, questi composti sono risultati in grado di inibire la crescita delle cellule tumorali prostatiche in vitro.***
Al riguardo, una recente metanalisi di studi epidemiologici riguardanti la relazione tra soia e rischio di morte per cancro prostatico ha evidenziato una riduzione del rischio del 30% associato al consumo di cibi a base di soia.**** Inoltre, una recente rivisitazione***** di detta metanalisi (basata su 15 pubblicazioni epidemiologiche) traduce l'effetto protettivo della soia rispetto al tumore della prostata in un rischio ridotto del 26% tra i gruppi nel livello di consumo più alto rispetto a quelli con consumo più basso; considerando esclusivamente i prodotti di soia non fermentata, la percentuale sale al 30% (con livelli di consumo comunque piuttosto bassi: una porzione al giorno, ovvero 25 mg/gg di isoflavoni e 8-10 g/gg di proteine di soia).
NB addirittura, la soia sembra fornire una certa protezione contro i fenomeni di ingrossamento prostatico
----------
> Fonti scientifiche:
* Holzbeierlein JM, McIntosh J, Thrasher JB. ''The role of soy phytoestrogens in prostate cancer''. Curr Opin Urol. 2005 Jan;15(1):17-22
** Ganry O. ''Phytoestrogens and prostate cancer risk''. Prev Med. 2005 Jul;41(1):1-6. Epub 2004 Dec 9
*** Messina MJ. ''Emerging evidence on the role of soy in reducing prostate cancer risk''. Nutr Rev. 2003 Apr;61(4):117-31
**** Yan L, Spitznagel EL. ''Meta-analysis of soy food and risk of prostate cancer in men''. Int J Cancer. 2005 Jun 8
***** Yan L, Spitznagel EL. ''Soy consumption and prostate cancer risk in men: a revisit of a meta-analysis''. Am J Clin Nutr. 2009 Apr;89(4):1155-63

3) La questione degli EFFETTI SULLA TIROIDE
Diciamo subito che, in generale, la soia non riesce ad interferire con il normale funzionamento della tiroide a livelli razionali di consumo.
Da un recente studio clinico randomizzato, condotto su un gruppo di donne con disponibilità di iodio nella loro dieta, è emerso che gli isoflavoni della soia non esercitano effetti negativi sulla funzionalità tiroidea.*
NB le segnalazioni presenti in letteratura sul possibile effetto gozzigeno degli isoflavoni della soia trovano fondamento su ricerche in vitro, studi sugli animali e vecchi report di casi di gozzo in lattanti nutriti con formulazioni per l'infanzia a base di soia non addizionate con iodio
----------
> Fonti scientifiche:
* Bruce B, Messina M, Spiller GA. ''Isoflavone supplements do not affect thyroid function in iodine-replete postmenopausal women''. J Med Food. 2003 Winter;6(4):309-16

4) La questione delle CARATTERISTICHE FEMMINIZZANTI
In passato, i risultati di tre studi sollevarono dei dubbi circa la possibilità che il consumo di soia potesse favorire la comparsa di caratteristiche femminizzanti nell'uomo: ginecomastia (sviluppo di mammelle) in due studi*, bassi livelli di testosterone e disfunzione erettile in un altro.** Tuttavia, considerati gli elevati quantitativi di soia somministrati ai pazienti (nei tre studi, rispettivamente 12 porzioni/gg, 18/38 porzioni/gg, 14 porzioni/gg), l'insorgere dei summenzionati sintomi risulta estremamente improbabile allorché ci si mantiene su livelli razionali di consumo.
Altri studi*** hanno poi preso in considerazione una possibile riduzione delle concentrazioni spermatiche, ma i risultati emersi complessivamente non i sono rivelati a supporto di tale tesi.
--------
> Fonti scientifiche:
* - Fischer L, Mahoney C, Jeffcoat AR, Koch MA, Thomas BE, Valentine JL, et al. ''Clinical characteristics and pharmacokinetics of purified soy isoflavones: multiple-dose administration to men with prostate neoplasia''. Nutr Cancer 2004;48(2):160–70
- Martinez J, Lewi JE. ''An unusual case of ginecomastia associated with soy product consumption''. Endocr Pract 2008;14:415–8. (Abstract)
** Siepmann T, Roofeh J, Kiefer FW, Edelson DG. ''Hypogonadism and erectile dysfunction associated with soy product consumption''. Nutrition. 2011 Feb 23
*** - Chavarro JE, Toth TL, Sadio SM, Hauser R. ''Soy food and isoflavone intake in relation to semen quality parameters among men from an infertility clinic''. Hum Reprod. 2008 Nov;23(11):2584-90
- Messina M, Watanabe S, Setchell KD. ''Report on the 8th International Symposium on the Role of Soy in Health Promotion and Chronic Disease Prevention and Treatment''. J Nutr. 2009 Apr;139(4):796S-802S
- Beaton LK, McVeigh BL, Dillingham BL, Lampe JW, Duncan AM. ''Soy protein isolates of varying isoflavone content do not adversely affect semen quality in healthy young men''. Fertil Steril. 2010 Oct;94(5):1717-22

5) La questione dell'INFERTILITA' MASCHILE
Alcuni studi hanno trovato una sua associazione con un peggioramento della qualità del seme (riduzione del numero di spermatozoi), cosa che invece non è stata riscontrata in altri studi scientifici.
In generale, la comunità scientifica concorda che la soia non causa certamente infertilità maschile allorché se ne faccia un consumo OCULATO (200-300 cc per il 'latte', 200-250 g per farina o formaggio).

6) La questione delle FACOLTA' COGNITIVE
In questo ambito, gli studi effettuati sono svariati, e i risultati disponibili piuttosto incerti.
In particolare, quattro di questi hanno riscontrato degli effetti benefici della soia sulle funzionalità cognitive (rispetto al gruppo placebo). Anche da altri quattro studi sono emersi effetti benefici, ma in questi non era presente un gruppo placebo. Un altro studio, invece, non ha evidenziato peggioramenti cognitivi nel gruppo della soia, riscontrandoli invece in quello del placebo.
NB vi sono anche alcuni studi che, al contrario, non hanno evidenziato differenze significative
In generale, è possibile che il consumo di soia garantisca effetti positivi sulle facoltà cognitive, ma tali effetti potrebbero comunque essere sostanzialmente neutri.
----------
> Fonti scientifiche:
- File SE, Jarrett N, Fluck E, Duffy R, Casey K, Wiseman H. ''Eating soya improves human memory''. Psychopharmacology (Berl) 2001; 157:430-6
- Kritz-Silverstein D, Von Mühlen D, Barrett-Connor E, Bressel MA. ''Isoflavones and cognitive function in older women: the Soy and Postmenopausal Health In Aging (SOPHIA) Study''. Menopause. 2003 May-Jun;10(3):196-202
- Duffy R, Wiseman H, File SE. ''Improved cognitive function in postmenopausal women after 12 weeks of consumption of a soya extract containing isoflavones''. Pharmacol Biochem Behav. 2003 Jun;75(3):721-9
- Kreijkamp-Kaspers, S., Kok, L., Grobbee, D.E., de Haan, E.H.F., Aleman, A., Lampe, J.W., van der Schouw, Y.T. ''Effect of soy protein containing isoflavones on cognitive function, bone mineral density, and plasma lipids in postmenopausal women: A randomized controlled trial, JAMA''. 2004;292:65-74
- Celec P, Ostatníková D, Cagánová M, Zuchová S, Hodosy J, Putz Z, Bernadic M, Kúdela M. ''Endocrine and cognitive effects of short-time soybean consumption in women''. Gynecol Obstet Invest. 2005;59(2):62-6
- Fournier LR, Ryan Borchers TA, Robison LM, Wiediger M, Park JS, Chew BP, McGuire MK, Sclar DA, Skaer TL, Beerman KA. ''The effects of soy milk and isoflavone supplements on cognitive performance in healthy, postmenopausal women''. J Nutr Health Aging. 2007 Mar-Apr;11(2):155-64
- Ho SC, Chan AS, Ho YP, So EK, Sham A, Zee B, Woo JL. ''Effects of soy isoflavone supplementation on cognitive function in Chinese postmenopausal women: a double-blind, randomized, controlled trial''. Menopause. 2007 May-Jun;14(3 Pt 1):489-99
- Celec P, Ostatnikova D, Hodosy J, Putz Z, Kúdela M. ''Increased one week soybean consumption affects spatial abilities but not sex hormone status in men''. Int J Food Sci Nutr. 2007 Sep;58(6):424-8
- Ostatníková D, Celec P, Hodosy J, Hampl R, Putz Z, Kúdela M. ''Short-term soybean intake and its effect on steroid sex hormones and cognitive abilities''. Fertil Steril. 2007 Dec;88(6):1632-6
- Islam F, Sparkes C, Roodenrys S, Astheimer L. ''Short-term changes in endogenous estrogen levels and consumption of soy isoflavones affect working and verbal memory in young adult females''. Nutr Neurosci. 2008 Dec;11(6):251-62
- Pilsáková L, Riecanský I, Ostatníková D, Jagla F. ''Missing evidence for the effect one-week phytoestrogen-rich diet on mental rotation in two dimensions''. Neuro Endocrinol Lett. 2009 Mar;30(1):125-30
- Thorp AA, Sinn N, Buckley JD, Coates AM, Howe PR. ''Soya isoflavone supplementation enhances spatial working memory in men''. Br J Nutr. 2009 Nov;102(9):1348-54

7) La questione della STEATOSI EPATICA
Gli isoflavoni della soia non solo non danneggiano il fegato, ma presentano una certa azione protettiva su questo organo, per la forte azione contro i radicali liberi.

8) La questione della VITAMINA D
Anche sulla vitamina D c'è stata una notevole disinformazione, al punto da indurre molte persone a considerare la questione in oggetto un ulteriore deterrente per non consumare soia.
La questione, comunque, va chiarita su due fronti:
a) Secondo alcune fonti sul web, ''gli alimenti a base di soia aumentano il fabbisogno della vitamina D''. Probabilmente, vogliono far riferimento al fatto che la soia non contiene vitamina D... E allora?? Ma che vuol dire?? E' noto da sempre che, in generale, la vitamina D è scarsa in TUTTI I TIPI DI DIETA (a meno che non si ricorra ai cibi fortificati), e questo perché sono poche le fonti alimentari apprezzabili di vitamina D; in generale, i legumi, i frutti e le verdure sono privi di vitamina D, ma non posso certo affermare che il consumo di cetrioli, per esempio, aumenti il fabbisogno di vitamina D!? Cioè: il fatto che non la contengano - al pari di moltissimi altri alimenti - non può essere un pretesto per sostenere che essi contribuiscano ad incrementarne il fabbisogno... Voglio dire: la vitamina D la prenderò da un'altra parte! (naturalmente dal sole!) ...per tale motivo non posso mica scoraggiare il consumo dei cetrioli!? ...fanno benissimo!
b) Viene poi anche eccepito che il 'latte' di soia viene usualmente addizionato ''di una forma sintetica e tossica di vitamina D'': è un'altra mezza verità.
Innanzitutto, è vero che il 'latte' di soia può contenere vitamina D aggiunta, in questi casi deve però essere esplicitamente indicato sulla confezione.
E comunque, in effetti, la vitamina D addizionata al 'latte' di soia solitamente non è di origine vegetale, bensì di SINTESI chimica (come riportano certe fonti appunto), od anche proveniente da derivati ANIMALI; di conseguenza, di evince che il 'latte' di soia fortificato non si presta a molte diete vegetariane (per esempio quella vegana) e/o basate su cibi ed ingredienti naturali.
NB ad oggi, il rischio di acquistare un 'latte' di soia contenente le suddette sostanze - legate all'aggiunta di vitamina D - dovrebbe sussistere soltanto con il 'latte' della Valsoia addizionato di calcio e vitamina D3 (è comunque indicato sulla confezione), la vitamina D3 contiene infatti tracce di gelatina animale e potrebbe essere sintetizzata a partire da derivati animali

9) La questione della VITAMINA B12
Alcune fonti sul web supportano la tesi secondo cui la soia conterrebbe i cosiddetti 'analoghi' di B12, asserendo che il suo consumo determini un aumentato fabbisogno di tale vitamina: è un'altra mezza verità.
In generale, sappiamo oggi che la vitamina B12 (cobalamina) è una molecola prodotta da funghi, alghe e batteri, ma a differenza di quest'ultimi, alcuni studi evidenziano come FUNGHI ed ALGHE siano in grado di produrre per lo più i cosiddetti 'analoghi' della B12, ovvero dei composti appartenenti sì alla famiglia delle cobalamine (B12), ma presenti in forma INATTIVA, in altre parole non assorbibili (bio-indisponibilità) dal nostro organismo; non solo, sembra che tali composti siano addirittura in grado di interferire con la normale attività della B12 attiva (quella di produzione batterica).
In merito alla soia, le canoniche tabelle nutrizionali ne riportano - nelle varie forme (germogli, 'latte', tofu, ...) - un contenuto di B12 pressoché NULLO (salvo ovviamente che si tratti di cibi fortificati); altre fonti poi ritengono che limitati quantitativi di B12 (attiva) rimangano in tutti i cibi vegetali (frutta, verdura, legumi, ecc.), seppur in quantità variabili e tendenzialmente non misurabili a priori.
In generale, la comunità scientifica concorda sul fatto che soia e prodotti derivati (compresi quelli fermentati) - al pari di moltissimi altri alimenti vegetali - non contengono quantitativi 'affidabili' di B12.
E' assolutamente logico desumere che un consumo RAZIONALE di soia (un consumo - sporadico, in alternativa agli altri legumi - di germogli e/o prodotti derivati il meno industrializzati possibile), inserito all'interno di una dieta vegetale ed equilibrata, non possa conferire un ruolo negativo significativo ad eventuali composti 'analoghi' di vitamina B12 (inattiva) presenti nella soia (?!?).

10) La questione degli ANTI-NUTRIENTI
Al pari di praticamente tutti gli alimenti, anche la soia contiene delle sostanze anti-nutrizionali (tossine naturali):
A) INIBITORI ENZIMATICI
Si tratta di composti capaci di inibire l'attività di alcuni enzimi; in questo senso, la soia (ma anche i cereali integrali) è accusata di:
- ridurre significativamente la digestione delle proteine (fino a un 40%, per inibizione delle proteasi, più precisamente di Tripsina e Chimotripsina) e degli amidi (per inibizione delle amilasi)
- provocare un'ipertrofia pancreatica
- determinare una ridotta crescita dell'organismo
La comunità scientifica concorda sul fatto che tali sostanze inibitorie possano incide significativamente a dosi elevate, non certo raggiungibili con un'alimentazione equilibrata,da escludere in particolare a livelli razionali di consumo della soia.
B) LECTINE
Sono proteine (glicoproteine o lipoproteine) appartenenti alla famiglia vegetale delle fitoemaglutinine (così chiamate perché favoriscono l'aggregazione dei globuli rossi); da questo punto di vista, i legumi sono accusati di:
- ridurre la capacità assorbente dell'intestino (legandosi alle cellule dell'epitelio intestinale)
- inibire - ulteriormente (in 'supporto' agli inibitori enzimatici di cui al punto precedente) - l'attività di alcuni enzimi
Normalmente, tali proteine vengono inattivate con la cottura.
C) ACIDO FITICO
L'acido fitico costituisce la principale forma di deposito di fosforo in molti tessuti vegetali; si trova soprattutto nella crusca dei cereali e in tutti i semi (oleaginosi, cerealicoli, leguminosi).
In generale, l'acido fitico tende a ridurre l'assorbimento dei minerali (in particolare di ferro e zinco tra i microelementi, ma anche calcio e magnesio come macroelementi), perché forma FITATI (il processo è detto chelazione), dei sali inassimilabili dal nostro organismo.
NB talvolta viene usato il termine 'fitina' come sinonimo indifferentemente dell'acido fitico o dei suoi sali
Dunque, innanzitutto, ritraggono l'acido fitico come un LADRO incredibile di minerali preziosi: è confermato che può teoricamente ridurne l'assorbimento, ma non è che li intrappoli tutti e totalmente.
Inoltre, occorrono ulteriori importanti considerazioni:
a) Ruolo significativo è giocato anche da una SANA flora batterica intestinale, la quale, in condizioni appunto ottimali, può favorire la digestione dell'acido fitico semi-degradato, e il suo passaggio nel canale intestinale, dove verrà ulteriormente digerito per mano di fitasi batteriche, nell'intestino tenue ma pare anche nel colon (le ipotesi al riguardo sono ancora molto varie).
Non solo, sappiamo che una flora batterica in buona salute determina nel colon la fermentazione della fibra solubile: da ciò vengono prodotti ACIDI GRASSI A CATENA CORTA (acetico, butirrico, proprionico, ecc.), che tendono a legarsi agli ioni dei minerali, consentendo in questo modo il loro passaggio attraverso la mucosa intestinale, rendendoli quindi assimilabili dal nostro organismo, evitandone così la sottrazione per mano dell'acido fitico ancora presente in sede gastrica. Si conferma, dunque, l'importanza di frutta e verdura (fonti principali di fibra alimentare solubile).
b) Si parla quasi sempre dell'elevato contenuto di acido fitico nella soia come se questa fosse la più ampia fonte di acido fitico: in effetti, vi sono anche altri cibi, di consumo mediamente ben più frequente rispetto alla soia, che contengono acido fitico: in particolare, degni di menzione sono il frumento (in quantitativi anche superiori rispetto alla soia), il cacao amaro in polvere, rimanendo tra i legumi le arachidi e i fagioli, tra i semi oleosi le mandorle e le nocciole, e in ambito frutta il cocco. A grandi linee, l'acido fitico è più o meno presente in tutti i SEMI, quindi nei cereali integrali (soprattutto nella crusca), nei legumi (soprattutto nella parte interna) e nei semi oleosi (soprattutto nella buccia): si tratta, in generale, di alimenti il cui elevato patrimonio nutritivo li rende assolutamente indispensabili per una dieta salutare ed equilibrata.
c) Sappiamo che l'uomo non sintetizza la FITASI (al pari degli altri animali monogastrici), un enzima proteico del tipo FOSFATASI, necessario per la digestione dei fitati; chimicamente, consente il processo - reversibile - di DEFOSFORILAZIONE, cioè la sottrazione di un gruppo fosfato da una proteina o un lipide fosforilati.
Ciononostante, sebbene il nostro organismo non produca fitasi, esso risulta comunque in grado di attivare quella direttamente contenuta nei semi delle piante (fitasi endogena), lo stomaco umano è infatti in grado di riprodurre le condizioni necessarie per i processi di GERMINAZIONE (presenza di acqua, ambiente caldo con temperatura tra 30/50°, ambiente acido con pH tra 5.0/8.0), rendendo dunque possibile nell'organismo la degradazione di un certo quantitativo di acido fitico, con conseguente liberazione di minerali chelati.
NB i dati scientifici disponibili sono piuttosto vari: alcuni studi suggeriscono la possibile neutralizzazione nello stomaco del 50% circa di acido fitico, da altri emerge invece la possibile semi-degradazione dello stesso
d) La fermentazione della soia favorisce l'attivazione della fitasi endogena dei suoi semi, e i funghi responsabili del processo sono in grado loro stessi di produrre altra fitasi.
Nei prodotti a base di soia fermentata (miso, tempeh, natto, ...), si può arrivare anche alla digestione totale dei fitati (completa degradazione dell'acido fitico di partenza), con conseguente possibile recupero della componente minerale precedentemente sottratta.
e) La vitamina C inibisce la chelazione dei minerali (in particolare del ferro): condire i germogli di soia con succo di limone, bere durante il pasto acqua con del limone fresco spremuto o consumavi delle verdure - crude o appena scottate - ad alto contenuto di acido ascorbico (peperoni, broccoletti, cavoli, prezzemolo, peperoncini piccanti, ...), mangiare un frutto ricco di vitamina C (kiwi, arance, uva, ribes, ...), sono alcuni modi per favorire significativamente l'assorbimento dei minerali contenuti nella soia e nel pasto in generale.
f) Un ambiente eccessivamente ricco di calcio limita l’azione delle fitasi: allora parliamo, piuttosto, anche della capacità del calcio inorganicato - dannoso - di latte & derivati di inattivare il prezioso enzima presente nei semi...
In conclusione... In generale, un consumo oculato di soia non risulta in grado di causare significativi problemi di ridotto assorbimento minerale: in altre parole, una dieta vegetariana, varia ed equilibrata, ricca di vitamina C, comunque ricca - a prescindere dal consumo di soia - di importanti fonti minerali (frutta e verdura soprattutto), che preveda un consumo non eccessivo di soia, e prevalentemente nelle forme germogliate (germogli rigorosamente biologici, o ancor meglio da semi coltivati in proprio) e fermentata (soluzioni queste che consentono la significativa digestione dei fitati), in questi casi...l'acido fitico della soia non può rappresentare un problema, e il consumo - oculato - di tale legume non può far che bene.
NB anzi... da non sottovalutare infine che l'acido fitico, legandosi a minerali potenzialmente tossici, può limitarne gli effetti; in particolare, sottraendo il ferro in eccesso nell'organismo - tipicamente derivante dalla forma 'eme' (contenuto prevalentemente nei cibi di origine/derivazione animale) - si comporta da potente ANTIOSSIDANTE (impedisce la produzione del radicale libero ossidrile), esplicando dunque una certa protezione contro il cancro
Si evince che in generale, la questione degli anti-nutrienti – presenti in tutti gli alimenti – non deve preoccupare, qualora vi sia alla base una corretta ed equilibrata alimentazione; ciò è ancor più vero se si pensa che, come confermato dalla comunità scientifica, salvo una prima fase di adattamento (qualche settimana), il nostro organismo poi si abitua ad un nuovo eventuale regime alimentare, che includa anche preziosi legumi e cereali integrali (accusati troppo spesso di contenere tossine naturali), fino ad adattarsi, sino al punto di non risentire più in modo significativo di dette sostanze antinutritive.

11) Le questioni delle PROTEINE ISOLATE e TESTURIZZATE
Dai semi della soia vengono anche ottenute proteine ISOLATE di soia (presenti nella lista ingredienti di molti prodotti industrializzati, oppure commercializzate proprio come isolati proteici) e proteine TESTURIZZATE di soia (quelle utilizzate per produrre 'carni' sostitutive).
A questi innaturali prodotti derivati della soia sono associate non poche problematiche:
A) GLUTAMMATO MONOSODICO
Molti dei prodotti moderni a base di soia contengono questo additivo alimentare (con codice europeo E621), un esaltatore di sapidità, aggiunto a quei cibi che hanno subito la perdita - anche parziale - del loro sapore originario, in quanto trattasi solitamente di cibi di scarsa qualità...
Gli studi sugli effetti del glutammato monosodico sulla salute umana sono ad oggi numerosi e dai risultati contraddittori. Vi sono tuttavia molte fonti scientifiche (esperti, istituzioni, studi, ecc.) secondo le quali esistono tutti i presupposti perché tale addittivo (e simili: in generale, da E620 a E625), sia in realtà NEUROTOSSICO; a mio avviso, ciò dovrebbe rappresentare un motivo sufficientemente valido per considerare tale additivo per lo meno SOSPETTO, evitandolo pertanto il più possibile (invocando così il tanto caro 'principio di precauzionalità).
NB molte fonti tentano di scagionarlo puntando sul fatto che esso è una sostanza naturalmente presente in molti alimenti vegetali e animali (in effetti, il glutammato monosodico è il sale di sodio dell'ACIDO GLUTAMMICO, un aminoacido non essenziale): è una mezza verità... in quanto la sua potenzialmente neurotossicità fa riferimento alla sua forma libera (in altre parole, quando viene aggiunto ai cibi industrialmente), e non quando naturalmente presente nella complessiva biochimica dell'alimento
NB ciò che lascia comunque un po' perplessi è comunque il fatto che la soia venga frequentemente incriminata - a prescindere, in tutte le sue forme e qualità - da persone che poi, nel quotidiano, consumano abitualmente (ma spesso inconsapevolmente) cibi ad elevatissimo contenuto di glutammato monosodico (o additivi similari), quali piatti (primi, secondi, contorni) pronti della gastronomia, salse varie, formaggi stagionati (soprattutto parmigiano reggiano), salumi, carne in scatola, verdure in scatola, legumi in scatola, dadi da brodo, prodotti congelati, prodotti liofilizzati, cibo dei fast-food, cibi e prodotti della cucina cinese, ecc. (molti hanno un contenuto di glutammato monosodico superiore a quello dei vari prodotti a base di soia!)
B) ALLUMINIO
Secondo altre fonti sul web, ''gli alimenti derivati dalla soia contengono elevate quantità di alluminio, metallo molto tossico per i reni e per il sistema nervoso''.
Ora, siamo oggi perfettamente a conoscenza di quanto sia nociva l'ingestione di alluminio INORGANICO (in tale forma sarebbe eventualmente quello cui si riferiscono le fonti suddette).
Tuttavia, il riferimento è al fatto che il processo di isolamento della proteina di soia prevede il lavaggio acido all'interno di serbatoi in alluminio: sempre secondo tali fonti, ''il rischio è che dei frammenti di alluminio restino all'interno del prodotto finale''.
C) LISONOALANINA
Per produrre proteine isolate di soia, un impasto liquido di soia viene prima miscelato con una soluzione alcalina per estrarre le fibre, quindi viene fatto 'precipitare' (caglio) e separato mediante un lavaggio acido, ed infine neutralizzato in una soluzione alcalina (alcalinizzazione): da tale processo si genera in effetti una tossina, denominata appunto LISINOALANINA (per reazione della deidroalanina con la lisina di un'altra catena polipeptidica), una sostanza tossica per il nostro organismo.
D) NITRITI
I cagli risultanti (di cui al punto precedente) sono vaporizzati ed essiccati ad elevate temperature, fino ad ottenere una polvere ad alto contenuto proteico: da questo processo si generano NITRITI, composti tossici, e promotori della formazione delle cancerogene NITROSAMMINE.
E) ESANO
Vari prodotti a base di soia (polpette di soia, 'carni' di soia, ..., sembra vi sia anche il 'latte'di soia) sono lavorati con una tossina chimica chiamata hexane, dai potenziali effetti collaterali sulla gravidanza (malformazioni fetali, infertilità, cancro).
In effetti, l'ESANO (o ISO-OTTANO, in inglese HEXANE) è un composto chimico impiegato da alcune industrie per separare la componente oleosa (lipidica) da quella proteica nei fagioli di soia; in questo modo, è possibile poi utilizzare la componente proteica isolata della soia come ingrediente nei vari prodotti (potenzialmente in tutti quelli contenenti, nella lista ingredienti, le proteine della soia) oppure proprio come prodotto da collocare sul mercato (con particolare riferimento agli isolati proteici di frequente consumo in campo sportivo).
Attualmente non vi sono evidenze scientifiche circa la pericolosità per i consumatori do soia trattata con esano; al riguardo, l'UE pone dei limiti di 30 mg/kg come residuo massimo nei prodotti di soia.
NB1 è comunque opportuno acquistare prodotti di soia BIOLOGICI (in generale, le aziende con certificazione biologica, per la separazione delle due frazioni suddette, non ricorrono a trattamenti chimici, bensì prediligono processi meccanici, come ad esempio l'estrusione ad elevate temperature o i trattamenti a vapore)
NB2 l'esano, per altro, è una sostanza molto inquinante
F) DENATURAZIONE PROTEICA
Altro fatto eccepito da coloro che si schierano accaniti contro il consumo della soia è l'alterazione (denaturazione) subita dalle sue proteine vegetali durante i trattamenti ad alta temperatura necessari per ottenere proteine di soia isolate e testurizzate.
E' comunque curioso sentir eccepire tali argomentazioni da persone che poi, nella loro quotidianità, sono abituali consumatori di cibi animali... In altre parole, si ha un'idea del grado di alterazione cui vanno incontro le proteine animali, quando per esempio si sottopone a pastorizzazione il latte?? O anche peggio, quando si cuoce un uovo in padella, oppure quando si cuoce sulla griglia un pezzo di carne, o quando arrostisce un pesce in forno?? In molti, probabilmente, non ce l'hanno...
Si tenga presente che il processo di denaturazione inizia a temperature di circa 55°C, ed è favorito da un pH acido (pH < 7) e/o enzimi coagulanti-digestivi: fattispecie tipiche dei cibi animali e dei processi di preparazione e cottura che possono riguardarli.
NB sebbene, a seguito di cottura, la denaturazione proteica renda taluni cibi più digeribili (incremento della sensibilità agli enzimi digestivi), essa comporta inevitabilmente anche una più o meno significativa perdita delle attività biologiche, come per esempio l'inattivazione di importanti enzimi digestivi (senza pensare, per un attimo, a tutti i composti tossici risultanti dalla cottura dei cibi animali...)
Orbene, quelle suddette sono di certo questioni da prendere seriamente in considerazione, ma SOLTANTO se si fa consumo di proteine isolate e/o testurizzate di soia.
In altre parole, ritengo che la natura non abbia previsto che noi trangugiassimo 'beveroni' di isolati proteici o pasticconi inquietanti (tipici prodotti rinvenibili nelle palestre; e ve lo dice un fitness trainer!), ed è per lo stesso motivo che personalmente tendo ad evitare tutti i cibi più o meno industriali contenenti le proteine isolate della soia nella lista ingredienti: consumiamo la soia - sporadicamente (perché così deve essere, in alternativa agli altri legumi) - piuttosto come la natura la creata (ad esempio come freschi germogli a insalata, biologici ovviamente!), e/o sotto forma di altri prodotti derivati ma il meno possibile industrializzati (tofu, natto, tempeh, miso, ...): in questi casi, il rischio di contaminazione da alluminio inorganico, da esano, ecc. non sussisterà.
----------
> Fonti scientifiche:
- ''Directive 2009/32/EC of the European Parliament and of the Council of 23 April 2009 on the approximation of the laws of the member states on extraction solvents used in the production of foodstuffs and food ingredients''. Official Journal of the European Union
- Cornucopia Institute, ''Toxic Chemicals: Banned In Organics But Common in “Natural” Food Production Soy Protein and Chemical Solvents in Nutrition Bars and Meat Alternatives'', November 2010

12) La questione OGM
Questo rappresenta un problema reale, ma non così importante per la salute umana dei vegetariani in genere.
In effetti, oggigiorno la soia rappresenta di certo l'alimento maggiormente sottoposto a modificazione genetica, e tale sua forma transgenica è ampiamente diffusa; nel 2006, la produzione mondiale di soia OGM ammontava al 60%.
Tuttavia, in Europa, la soia geneticamente modificata deve essere assolutamente segnalata in ETICHETTA; la legge consente ai produttori di non indicarlo solamente nei casi di concentrazioni di soia OGM nel prodotto inferiori allo 0,9% (rischio percentuale tutto sommato accettabile). Pertanto: compriamo soia BIOLOGICA, e il rischio non sussisterà.
NB1 in Europa, fino a qualche anno fa, l'unica soia non naturale era della celebre Monsanto (...)
In Italia, seppur sia vietata la produzione di soia transgenica, ne è consentita comunque l'importazione...
Da notare che la soia transgenica può comparire anche nella lista ingredienti di molti prodotti, a base o meno di soia (barrette proteiche, zuppe pronte, isolati proteici, 'carni' sostitutive, gelati ed altri dessert industriali, ecc.): in questo senso, sarebbero da evitare tutti quei prodotti - tendenzialmente industriali - contenenti le 'proteine della soia', o almeno assicurarsi che si tratti di prodotti biologici certificati.
ATTENZIONE:
il punto cruciale che ancora non passa nella mentalità di molte persone è che, rispetto a coloro che seguono una dieta - almeno - vegana (solitamente più attenti al momento dell'acquisto), sono molto più soggette a soia OGM (per non dire sottoposte sicuramente...) le persone i latto-ovo-vegetariani, e ancor di più coloro che seguono un regime alimentare onnivoro: ad oggi, infatti, il 90% della produzione mondiale di soia OGM è destinata a sfamare bestiame da allevamento (mangime)

13) La questione delle FORMULAZIONI PER L'INFANZIA
Sono utilizzate nei Paesi occidentali da circa 100 anni per nutrire lattanti vegetariani, intolleranti al lattosio, intolleranti al galattosio (galattosemia) e allergici alle proteine del latte vaccino (reazione IgE mediata).
Dopo i risultati di alcuni test animali, ha preso piede la corrente di pensiero secondo cui tali formulazioni sarebbero inadeguate a livello nutrizionale, nonché pericolose per il loro importante contenuto di isoflavoni, e ne sono anche stati ipotizzati effetti negativi sul comportamento, sullo sviluppo sessuale, sulla funzione riproduttiva, sul sistema immunitario e sulla tiroide dei bambini che li assumono.
Ad oggi, però, l'evidenza scientifica - basata su vari studi effettuati sugli esseri umani - suggerisce che gli isoflavoni della soia presenti, nelle suddette formulazioni per l'infanzia, non causano effetti negativi su crescita, sviluppo e funzione riproduttiva degli infanti*.
In particolare, un recente studio evidenza che, nonostante i prevedibili livelli più elevati di fitoestrogeni nel sangue e nelle urine di lattanti nutriti con formulazioni a base di soia, non si riscontrano comunque differenze nello sviluppo fisico e mentale dei bambini.**
In generale, le formule per l'infanzia a base di soia - oggigiorno fortificate con iodio, e idealmente con DHA (acido grasso semiessenziale della serie omega-3) - sono considerate sicure sia dall'American Academy of Pediatrics (AAP), sia dal National Toxicology Program (NTP).
NB1 la comunità scientifica sostiene che la soia non sia raccomandata ai bambini solamente nei casi in cui questi siano affetti da ipotiroidismo congenito oppure siano nati prematuri (fattispecie, questa, in cui la classe scientifica è più orientata per le formulazioni a base di latte vaccino, rivelatesi più efficaci per lo sviluppo osseo in questo casi specifici)
NB2 in passato, furono prodotti alcuni report di casi di gozzo in lattanti nutriti con formulazioni per l'infanzia a base di soia ma non addizionate con iodio, che contribuirono a sollevare non poche preoccupazioni circa il possibile effetto gozzigeno della soia ( ad oggi infondate, come descritto al punto 7)
----------
> Fonti scientifiche:
* - Miniello VL, Moro GE, Tarantino M, Natile M, Granieri L, Armenio L. ''Soy-based formulas and phyto-oestrogens: a safety profile''. Acta Paediatr Suppl. 2003 Sep;91(441):93-100
- Merritt RJ, Jenks BH. ''Safety of soy-based infant formulas containing isoflavones: the clinical evidence''. J Nutr. 2004 May;134(5):1220S-1224S
** Ryowon C, Lee JY, Lee HO, Chung SJ, Cho MR, Kim Hyun Joong
JY, Lee IH. ''The long term effects of soy-based formula on isoflavone concentration of plasma and urine, and growth and recognition development at 10 and 20 months old infants''. Asia Pac J Clin Nutr. 2004;13(Suppl):S123

------------------------------

Parte 3: ALTRI VANTAGGI NON CITATI

1) SALUTE CARDIOVASCOLARE
In generale, vi sono diversi studi (ma non tutti) che supportano la tesi di una valida azione protettiva della soia in termini cardiovascolari.
Da un recente studio (condotto su pazienti iperlipemici) risulta che il consumo di soia sia capace di ridurre i lipidi plasmatici in modo variabile ma significativo (-8/14% di trigliceridi, -10/19% di colesterolo totale, -14/20% di colesterolo 'cattivo' LDL); le proteine della soia, inoltre, sono risultate in grado di elevare il colesterolo 'buono' HDL nelle donne in post-menopausa.*
Un altro recente studio recente (trasversale, condotto su oltre 1000 donne in pre- e post-menopausa dello studio EPIC) ha evidenziato che il consumo modico di soia, nell'ambito di una dieta equilibrata, è risultato capace di influenzare favorevolmente i livelli ematici di colesterolo totale e colesterolo 'cattivo' LDL.**
Un altro recente studio (longitudinale,condotto su oltre 45 mila donne cinesi tra i 40 e i 70 anni di età), ha evidenziato come il consumo abituale di proteine di soia sia inversamente associato con i valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica (soprattutto nelle donne più anziane).***
In base ai risultati di sei rassegne sistematiche delle pubblicazioni scientifiche sull'argomento, è stata paventata l'ipotesi che il consumo frequente di soia sia in grado di ridurre anche le concentrazioni di OMOCISTEINA (aminoacido non essenziale, i cui alti livelli sono ad oggi considerati un fattore di rischio cardiovascolare).****
NB altri studi non suggeriscono un'azione favorevole dell'assunzione di integratori a base di isoflavoni sui livelli di lipidi plasmatici, così come in altri studi la quantità di isoflavoni forniti da una dieta tipicamente occidentale non sembra esercitare un effetto positivo sui fattori di rischio cardiovascolari
----------
> Fonti scientifiche:
* Merritt JC. ''Metabolic syndrome: soybean foods and serum lipids''. J Natl Med Assoc. 2004 Aug;96(8):1032-41
** Rosell MS, Appleby PN, Spencer EA, Key TJ. ''Soy intake and blood cholesterol concentrations: a cross-sectional study of 1033 pre- and postmenopausal women in the Oxford arm of the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition''. Am J Clin Nutr 2004;Nov 80(5):1391-1396
*** Yang G, Shu XO, Jin F, Zhang X, Li HL, Li Q, Gao YT, Zheng W. ''Longitudinal study of soy food intake and blood pressure among middle-aged and elderly Chinese women''. Am J Clin Nutr. 2005 May;81(5):1012-7
**** Cassidy A, Hooper L. ''Phytoestrogens and cardiovascular disease''. J Br Menopause Soc. 2006 Jun;12(2):49-56

2) TUMORE ALL'ENDOMETRIO E ALLE OVAIE
In una recente metanalisi (basata su 5 studi retrospettici e 2 studi prospettici) ha riscontrato nelle partecipanti a più elevato consumo di soia (appena una porzione al giorno) un ridotto rischio di cancro all'endometrio e alle ovaie, rispetto ai gruppi a più basso apporto.*
----------
> Fonti scientifiche:
* Palacios S, Pornel B, Vázquez F, Aubert L, Chantre P, Marès P. ''Long-term endometrial and breast safety of a specific, standardized soy extract. Climacteric''. 2010 Aug;13(4):368-75

3) OSSA
L’evidenza dell’efficacia degli isoflavoni della soia sulla salute dell’osso è comunque considerata, da alcuni autori, ancora priva di consistenza.
Ciononostante, vi sono diversi studi che fanno pensare ad una loro probabile azione protettiva sulla densità minerale ossea.*
----------
> Fonti scientifiche:
* - Chen X, Anderson JJ. ''Isoflavones and bone: animal and human evidence of efficacy''. J Musculoskelet Neuronal Interact. 2002 Jun;2(4):352-9
- Messina M, Erdamn J Jr, Setchell KD. ''Introduction to and perspectives from the Fifth International Symposium on the Role of Soy in Preventing and Treating Chronic Disease''. J Nutr 2004;134:1205S-1206S
- Messina M, Ho S, Alekel DL. ''Skeletal benefits of soy isoflavones: a review of the clinical trial and epidemiologic data''. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2004 Nov;7(6):649-58
- Weaver CM, Cheong JM. ''Soy isoflavones and bone health: the relationship is still unclear''. J Nutr. 2005 May;135(5):1243-7

4) RINITE ALLERGICA
L’assunzione di elevate quantità di isoflavoni della soia è risultata in grado di ridurre la prevalenza di rinite allergica in una coorte di un migliaio di donne giapponesi in gravidanza.*
----------
> Fonti scientifiche:
* Miyake Y, Sasaki S, Ohya Y, Miyamoto S, Matsunaga I, Yoshida T, Hirota Y, Oda H. ''Soy, isoflavones, and prevalence of allergic rhinitis in Japanese women: The Osaka Maternal and Child Health Study''. J Allergy Clin Immunol. 2005 Jun;115(6):1176-83

5) SINTOMI DA MENOPAUSA
Da un recente studio risulta che il consumo di almeno 15 mg/gg di genistein (uno degli isoflavoni della soia) consenta di ridurre significativamente l'insorgere delle tipiche vampate di calore.*
----------
> Fonti scientifiche:
* Messina M, Watanabe S, Setchell KD. ''Report on the 8th International Symposium on the Role of Soy Health Promotion and Chronic Disease Prevention and Treatment''. J Nutr. 2009 Apr;139(4):796S-802S

6) PROTEINE COMPLETE
Sebbene, in generale, le proteine vegetali non contengano tutti gli aminoacidi essenziali di cui necessita il nostro organismo (teoria, questa, comunque confutata da taluni autori...), le proteine della soia, sostituite nella dieta alle proteine animali ('nobili') si sono dimostrate ancora in un vecchio studio clinico (risalente a 30 anni fa) più che ADEGUATE, in quanto in grado mantenere normale il bilancio azotato nell’uomo.*
----------
> Fonti scientifiche:
* Derby G, Poullain B, Bleyer RE. ''Nutritional value and acceptability of soy protein in human diet'' [Article in French]. Ann Nutr Aliment 1975; 29(2):159-77

------------------------------

CONCLUSIONI

E' indubbio che attorno alla soia ruotino oggi tonnellate di disinformazione (probabilmente perché è considerata, a livello proteico, la principale concorrente delle carni animali; e l'industria carnea lo sa bene...).

La soia deve essere considerata come un normale legume. L'importante è che il suo consumo avvenga in modo OCULATO:
- evitiamo di consumarla più volte al giorno
- consumiamo la soia FRESCA, sotto forma di germogli a insalata (evitiamo quelli conservati in lattine)
- consumiamola sotto forma di prodotti FERMENTATI,(natto, miso, tempeh, ecc.); da limitare però le salse (shoyu, tamari, ...), in quanto molto salate
- consumiamola BIO (non transgenica)
- limitiamola sotto forma di prodotti INDUSTRIALI ('carni' sostitutive, cotolette, crocchette, yogurt, 'latte', farina, olio, gelati ed altri dessert, barrette proteiche, integratori, ecc.); in particolare, evitiamo i prodotti contenenti nella lista ingredienti le proteine ISOLATE della soia (isolati proteici) e quelle TESTURIZZATE ('carni' sostitutive ed analoghi)

Consumandola con buon senso (rispettando i suddetti suggerimenti), la soia - straordinario legume - non potrà farci che bene!
_______________________________

Articolo redatto da ALESSIO IODICE
(Dott. in Economia dell'Ambiente, Educatore alimentare, Fitness trainer)
 

Nessun commento:

Posta un commento